Lavoro miserabile. Un commento alle recenti riforme del Governo Renzi

01 Apr 2014
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L'Alchimista, appuntamento del mercoledì, ed in replica il sabato, alle ore 9.30.

Dopo settimane di campagna comunicativa il Governo Renzi emana il cosidetto Jobs Act. Firmato dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il Decreto Legislativo approvato il 20 marzo interviene sui contratti a termine e su quelli di apprendistato.

“Tutte le misure redistributive e di allargamento dei diritti ventilate dal Governo sono state demandate a un disegno di legge dalle sorti quanto mai incerte – commenta Alessandro Brunetti, avvocato del lavoro e collaboratore di CLAP - mentre si interviene in maniera effettiva sui contratti a termine e di apprendistato, che divengono il modello strutturale di contratto nel nostro paese”.
L’azione di Governo modifica nella sostanza la legislazione sul lavoro, azzerando o quasi le limitazioni all’utilizzo di contratti a termine e rimuovendo dai contratti di apprendistato qualsiasi obbligo formativo da parte delle imprese. “Se lette insieme al depotenziamento dell’Art. 18 introdotto dalla riforma Fornero, le nuove misure costituiscono un incentivo a sostituire la forza lavoro stabile residuale con lavoratori precari e ricattabili” – continua Brunetti.
Tra i primi effetti della riforma ci sarà senz’altro una netta diminuzione dei procedimenti giudiziari legati all’ambito lavorativo. “Questo è uno degli obiettivi del Governo – conclude Brunetti – che con queste leggi sta creando generazioni di lavoratori sotto ricatto e impossibilitati ad opporsi a qualsivoglia condizione di lavoro”.
Per approfondire, vai all’articolo di Alessandro Brunetti sul sito di CLAP.
L’Italia non è certo l’unico paese in cui si rimette mano radicalmente alla legislazione in materia di lavoro. La riforma del mercato del lavoro è ovunque uno degli effetti più tangibili – c’è chi dice il fine ultimo – della crisi economica e di sistema, indipendentemente dagli effetti che le nuove misure introdotte possano avere sui livelli di occupazione. Eppure se da un lato vengono additati come responsabili della crisi le eccessive garanzie sociali e di welfare, dall’altro nulla viene fatto per modificare i meccanismi che hanno determinato il crollo del 2007. Ne è un esempio il fatto che benchè la bolla immobiliare sia esplosa in seguito alla diffusione spropositata del meccanismo del credito, applicato all’acquisto di immobili (i famosi mutui subprime altro non erano che accesso al credito offerto a soggetti ad alto rischio di insolvenza), nel Regno Unito si sia continuato praticamente senza interruzione ad applicare lo stesso modello. “A Londra in particolare i prezzi hanno sempre continuato a salire – racconta Nicola Melloni, docente di economia politica presso la London Metropolitan University e collaboratore di Sbilanciamoci - quando gli inglesi hanno fermato la loro corsa all’acquisto sono arrivati i cinesi, gli arabi, ma anche i greci, ad alimentare il mercato”. Oggi lo Stato garantisce un sostegno statale a chi non può permettersi di accendere un mutuo nel mercato impazzito, un meccanismo di sostegno sociale, non fosse che alimenta nuovamente – stavolta con soldi pubblici - una bolla speculativa. “Nell’ultimo anno a Londra si è registrato un incremento del costo degli immobili pari al 15% – conclude Nicola Melloni – a fronte di un solo 1% di crescita dei salari”. Questo è quello che in gergo economico si chiama bolla, la crescita artificiosa del giro di denaro in un determinato mercato senza che questa corrisponda a un aumento reale della ricchezza. E prima o poi, impossibile stabilire quando, è destinata ad esplodere.
Per approfondire vai all’articolo di Nicola Melloni dal sito di Sbilanciamoci.

L’Alchimista
Un programma a cura di Ciro Colonna.

Ospiti della trasmissione:
-Alessandro Brunetti, avvocato del lavoro e collaboratore di CLAP
-Nicola Melloni, docente di economia politica presso la London Metropolitan University e collaboratore di Sbilanciamoci

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